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Materia Attiva
Il termine “Materia Attiva” è preso in prestito dalla fisica per descrivere grandi gruppi di animali come fossero una sorta di liquido, basandosisulleteorie dellafluidodinamica per comprendere e prevedere il loro comportamento collettivo. Dall’esposizione “The Tragedy of the Commons”, che mostravauna colonia di formiche tagliafoglie brasiliane al Palais de Tokyo nel 2011, Meier Wiratunga ha proseguito nello studio e nella documentazione dell’intelligenza collettiva delle formiche in città, campi, foreste e deserti ditutto il mondo. Insieme agli entomologi in Brasile, ha sviluppato una tecnica per creare sentieri artificiali di feromoni come mezzo per riscrivere la memoria spaziale collettiva delle formiche.
Parallelamente, ha perfezionato un metodo per registrare permanentemente i fugaci movimenti collettivi delle formiche, utilizzando lastre di vetro ricoperte di fuliggine e resina attivata dal calore. I modelliottenutisono simili a scansioni cerebrali, tracce proto-fotografiche della mente collettivadella colonia.
Bio
L’artista e compositore Robin Meier Wiratungacerca di capire come pensano gli esseri umani, gli insetti, gli sciami e gli oggetti. Con un bagaglio di trucchi sonori e scientifici, compone strumenti di pensiero fatti di zanzare che cantano, lucciole sincronizzate, metronomi, formiche coreografate, reti neurali e piccioni che portano il flauto. Condotto in stretta collaborazione con specialisti e laboratori scientifici, il suo lavoro fonde l’apprendimento automatico con l’intelligenza animale. Disponendo attori umani, animali e non biologici in partiture simili a costellazioni, crea ambienti e condizioni per l’emergere spontaneo di modelli musicali.
Meier Wiratunga ha conseguito un master in filosofia cognitiva presso l’EHESS di Parigi, Francia. Dal 2006 è produttore musicale presso l’IRCAM / Centre Pompidou, dal 2021 insegna arti sonore all’Accademia delle Arti di Berna in Svizzera e dal 2018 è borsista dell’Istituto Svizzero di Roma. I suoi progetti sono stati esposti al Palais de Tokyo (2009, 2011) e al Centre Pompidou (2021) a Parigi, alla Biennale di Shanghai (2016), ad Art Basel (2015) e al Colomboscope di Colombo (2019).